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Governanti o tricoteuses?

In un’intervista rilasciata oggi a la Repubblica, Matteo Renzi si appella agli alleati di governo per rilanciare con forza il patto di coalizione e consentire alla legislatura di proseguire fino alla sua conclusione naturale.

È un invito che Il Commento Politico ritiene più che giustificato. Con la celebrazione in forma solo consultiva degli Stati Generali, maggioranza e governo hanno implicitamente comunicato al Paese che il tema del rilancio strutturale dell’economia sarebbe stato concretamente affrontato dopo l’estate e cioè dopo che la definiva decisione comunitaria sulle risorse che saranno assegnate all’Italia sarà stata irrevocabilmente sancita.

Il problema è che, da qui a settembre, dovranno comunque essere affrontate questioni su cui le forze di maggioranza non hanno ancora trovato un punto d’incontro e che, se rimanessero irrisolte, si trasformeranno in altrettanti cappi a cui il Governo può rimanere strangolato ancor prima di mettere mano ad un piano di sviluppo del Paese.

Sul tavolo del presidente del Consiglio attendono di essere risolti problemi non ulteriormente rinviabili: la data di riapertura delle scuole, il destino della concessione di Atlantia, la sorte dell’Ilva di Taranto, il futuro di Alitalia, gli interventi in deficit sulle imposte (riduzione dell’Iva, del cuneo fiscale o adesso anche dell’Irpef?), l’utilizzazione del Mes.

Si tratta di questioni su cui governo e maggioranza devono trovare al più presto un punto di caduta comune a tutta la coalizione che li costringerà ad una trattativa difficile, serrata ma necessariamente conclusiva.

Il problema che Il Commento Politico solleva con forza è che un negoziato così complicato impone che sia chiaramente individuato chi, in ciascun partito, è legittimato a decidere.

Ma mentre per le altre tre forze della maggioranza ruoli e responsabilità sono chiari, lo stesso non può dirsi per il partito che ha il maggior numero di parlamentari, cioè i Cinquestelle.

Parafrasando Kissinger ci si chiede, e con noi crediamo se lo chieda tutto il Paese, qual è oggi il numero di telefono da fare per chiamare i Cinquestelle. Li rappresenta il presidente del Consiglio, il capo delegazione al governo Bonafede, il reggente senatore Crimi, il Garante Grillo?

Se non sarà data rapidamente risposta a questa domanda e cioè prima che la campagna elettorale regionale entri nel vivo, creando altre faglie nella coalizione, la scelta di aver rinviato all’autunno le decisioni strategiche per l’Italia si rivelerà un argine di carta che verrà travolto dagli eventi.

Non si illudano i Cinquestelle di poter bypassare scelte importanti riparandosi dietro al foglio di carta, ancor più fragile, costituito dallo sdegno per le decisioni assunte al Senato sui vitalizi dei parlamentari.

Il Paese ha bisogno di governanti, non di tricoteuses.

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