In un commento di qualche settimana fa sui giornali americani a proposito della rinuncia di Biden e della scelta della Harris, si sottolineava che un dei grandi problemi che i democratici avevano avuto sino a quel momento era la “apatia” degli elettori verso Biden. Gli americani volevano un candidato nuovo e, come aveva sostenuto Nikki Haley durante le primarie repubblicane, il primo partito a fornire una nuova opzione avrebbe avuto un enorme vantaggio.
Questa valutazione sembra trovare una conferma nella rapida evoluzione del panorama dei sondaggi sull'esito possibile delle elezioni presidenziali a favore del ticket Harris-Walz.
E' interessante osservare che lo scontro Biden-Trump era descritto come la scelta fra due candidati poco amati, anzi attivamente "hated" da larga parte degli elettorati e che l'esito di uno scontro fra due candidati così intensamente odiati dipende da fattori imponderabili come la decisione o meno di andare a votare "contro". Da questo punto di vista il cambio al vertice del ticket democratico rappresenta un cambiamento radicale trasformando la campagna in una confronto fra una proposta positiva ed una figura divisiva ed estrema quale è Trump. E' evidente in queste settimane che gli attacchi personali fatti da Trump sono il segno che la campagna repubblicana non ha ancora trovato il modo di reagire a questo cambiamento di scenario e che Trump tenta di far dimenticare la novità programmatica e di ritornare allo schema precedente di un confronto/scontro fra due personalità radicalmente alternative.
Al momento si direbbe che questo approccio di Trump non sia in grado di fermare l'ascesa democratica nei sondaggi.
Nel voto nazionale il vantaggio di Trump su Biden che era all'incirca di 3 punti percentuali si è immediatamente azzerato, per divenire oggi nella maggior parte dei sondaggi un vantaggio di circa 2 punti a favore del ticket democratico.
Questo non vuol dire però che le elezioni si avviano ad un risultato scontato a favore della Harris.
Come è noto il sistema elettorale americano non traduce il voto nazionale in una maggioranza dei grandi elettori nell'assemblea chiamata ad eleggere il presidente: i grandi elettori sono eletti stato per stato e quindi la battaglia elettorale si concentra sui pochi stati dove i due partiti si dividono l'elettorato più o meno equamente ed il vincitore dipende soprattutto dalla capacità di convincere gli indecisi e gli indipendenti. Questi sono chiamati i "battleground states".
Dopo il dibattito di luglio e la debole performance di Biden, Trump aveva acquisito un importante vantaggio in 7 battleground states,
La Harris ha sostanzialmente chiuso il gap in tutti e 7 come si vede nei numeri mostrati dal Washington Post ed è data in testa in tre di essi.
E' da notare che se i democratici vincessero in questi tre stati si assicurerebbero la maggioranza dei grandi elettori.
I margini della Harris e di Trump in questi stati sono peraltro molto modesti ed entro il margine delle errore statistico per cui nulla è sicuro a questo stadio salvo il fatto, evidente dalla colonna destra della tabella, che il recupero della Harris è quantitativamente enorme.
Circa l'esito finale, il sito di analisi politica The Hill, nel suo aggiornamento al 29 di agosto, utilizzando il suo modello previsionale, assegna alla Harris un 57% di probabilità di vincere la presidenza (Biden era al 45%).
Sempre secondo The Hill nei battleground states, Arizona, Georgia, Nevada, Pennsylvania, e Wisconsin sono Toss-ups - può vincere chiunque- (ma la Harris ha migliorato in tutti gli stati la probabilità di vittoria rispetto a Biden), il Michigan si è mosso da Toss-up a Lean Democratic (probabilmente Democratico) ed il North Carolina da Lean Republican a Toss-up.
Ovviamente con numeri così vicini nei sondaggi, i modelli previsionali sui collegi elettorali possono differire di molto: Nate Silver (creatore del famoso sito 538 ed ora commentatore indipendente) basandosi su un modello che considera transitori gli attuali guadagni della Harris nei sondaggi perchè effetto della convention democratica, assegna alla Harris soltanto il 47% di probabilità di vittoria. Scrive peraltro: "se il ticket democratico riesce a mantenere questi numeri per un paio di settimane allora la probabilità di vittoria comincerà a salire”.
Come si vede e come è inevitabile, nulla è ancora detto; certo il ticket Harris-Walz ha portato un nuovo entusiasmo fra i democratici e riaperto una corsa che sembrava largamente pregiudicata.
Andrea La Malfa
30 agosto 2024
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