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Lo stato sulle elezioni americane

Il conteggio dei voti è concluso e Joe Biden è il President-elect degli Stati Uniti.

Questa è la situazione di fatto riconosciuta da tutti ad esclusione di Trump, del suo più stretto entourage e di una parte dei senatori e deputati repubblicani che cercano di mantenere un alone di incertezza dichiarando dei generici "staremo a vedere".

La vittoria di Biden è ormai certificata pienamente con l'attribuzione della vittoria in Pennsylvania, Georgia ed Arizona e l'assegnazione di 306 voti, rispetto ai 270 necessari per ottenere la maggioranza assoluta del collegio elettorale.

La Georgia è il solo stato dove il margine di vittoria (0,3%) è così piccolo che verrà effettuato un riconteggio manuale delle schede, ma in realtà nessuno si aspetta che gli oltre 10000 voti di vantaggio di Biden possano essere ribaltati.

306 a 232 fu il margine di vittoria di Trump su Hillary Clinton nel 2016. Trump dichiarò allora che il risultato rappresentava una "valanga" (nonostante i 2 milioni di voti popolari ottenuti in meno rispetto alla Clinton). La vittoria di Biden è altrettanto, se non più netta, visto che oltre al margine nel collegio elettorale uguale a quello di Trump nel 2016, Biden ha anche ricevuto oltre 5 milioni di voti in più di Trump, che è il maggiore distacco registrato nelle elezioni americane dai tempi di Franklin Delano Roosevelt.

Cosa ci attende adesso?

Innanzitutto bisogna vedere cosa farà Trump in questi due mesi, visto che le azioni legali non mettono in luce nulla di rilevante (rimandiamo a un interessante articolo del Washington post che analizza nel dettaglio quanto successo) e visto che chiaramente, con il passare dei giorni, il Presidente uscente sarà sempre più isolato nel non riconoscere l’esito delle elezioni. La stessa manifestazione pro-Trump di ieri a Washington ha raccolto poche migliaia di partecipanti, anche se stamane Trump ha detto che c'erano milioni di persone. In sostanza i repubblicani sanno che Trump ha perso. Qualche giornale insinua che Trump spera forse di ottenere una promessa di "perdono" presidenziale da Biden per evitare il rischio di incriminazioni o di arresti futuri, che non sono del tutto da escludere specialmente per quanto riguarda la sua posizione fiscale.

Quanto al futuro, oltre a valutare le scelte che farà Biden per le posizioni apicali del Governo, bisognerà attendere i risultati dei ballottaggi per le elezioni dei senatori della Georgia che si terranno a gennaio. I repubblicani hanno al momento 50 senatori a 48. Una vittoria democratica nei due seggi in ballottaggio in Georgia modificherebbe l'equilibrio al Senato, perché il voto decisivo in caso di esiti 50 a 50 sarebbe attribuito alla vicepresidente Kamala Harris e dunque darebbe al partito democratico il controllo di ambedue le camere. Al contrario, una vittoria repubblicana in ambedue o anche in uno solo dei due seggi della Georgia consentirebbe ai repubblicani di mantenere la maggioranza e quindi di bloccare praticamente tutte le proposte progressiste di Biden. In particolare verrebbe meno la possibilità per Biden di nominare dei giudici della Corte Suprema in modo da modificare l'attuale maggioranza iperconservatrice.

Il Commento politico seguirà con attenzioni le elezioni in Georgia, ma trasformerà questa pagina da un osservatorio sulle elezioni presidenziali in un rapporto periodico sulla politica americana.

Andrea La Malfa

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