Il dilemma di Giorgia Meloni
- Il Commento Politico
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Il problema davanti al quale si trova l’on. Meloni all’indomani dell’accordo capestro fra Ursula von der Leyen e Donald Trump è il seguente. Gli esportatori italiani dicono che l’accordo per loro rappresenta una catastrofe: dazi del 15% uniti a una svalutazione del dollaro del 13% dal gennaio scorso vogliono dire una gigantesca perdita di competitività. Ovviamente chiedono aiuti allo Stato. Ora, se per gli esportatori di beni di lusso i prezzi possono in larga misura essere rivisti verso l’alto, per gli esportatori di merci che sono competitive nei mercati americani in base ai prezzi di vendita, il problema è reale.
Giorgia Meloni non può dichiarare valide sic et simpliciter le affermazioni degli esportatori, perché questo implicherebbe un giudizio negativo sull'esito dell'incontro scozzese della von der Leyen e ciò vorrebbe dire accusare Trump di prepotenza e von der Leyen di debolezza. Non può nel primo caso perché comprometterebbe un rapporto su cui si è spesa molto e che spera possa esserle utile in futuro, magari al momento delle prossime elezioni in Italia. Nel secondo, perché von der Leyen potrebbe probabilmente esibire una ricca documentazione di incoraggiamenti da parte del governo italiano a non eccedere in durezza e a trovare comunque un’intesa con gli Stati Uniti. Per questo, alcuni dei suoi hanno cercato di seguire la linea della minimizzazione delle valutazioni negative sul danno dell’accordo. Ma l’on. Meloni non può farlo, perché se lo facesse si alienerebbe le simpatie di settori economici che finora l’hanno sostenuta con tutte le loro forze.
In sostanza, la premier deve trovare il modo di scaricare sulla finanza pubblica gli oneri del “ristoro” del danno subito o dichiarato dagli esportatori, ma lo deve fare senza accusare Trump di ingordigia e von der Leyen di incapacità. E tuttavia se c’è un ristoro ci deve essere un danno. E se c’è un danno ci deve essere un colpevole (o forse due).
È un bel dilemma. Glielo ha ricordato senza mezzi termini un giornalista intelligente come Augusto Minzolini, che certo non può essere liquidato come il portavoce della sinistra. Meloni tace sperando che la questione si stemperi con il passare dei giorni. Ma il problema è lì e, come accade per i problemi reali, non scompare solo perché il tempo scorre.
31 luglio 2025