Nel Commento Politico di ieri abbiamo sottolineato come la lettera aperta inviata a Repubblica dal segretario del Pd contenesse due considerazioni rivolte agli alleati di governo. Nel ricordare che le prossime elezioni regionali ed ancor più la messa a punto del programma italiano di utilizzo del Next Generation UE costituiscono una sfida che pretende la massima coesione della maggioranza, Nicola Zingaretti, lamentava la presenza, nel suo partito e negli altri facenti parte dell’alleanza, di azioni dirette ad indebolire il governo e forse addirittura a programmarne la caduta. Aggiungeva che in caso di crisi ministeriale egli non vedeva soluzioni diverse dalle elezioni anticipate. Nella stessa giornata di ieri sono arrivate le risposte a queste considerazioni e non ci sembra esse corrispondano agli auspici del segretario del PD. Il Corriere della sera di oggi, commentando la decisione del governo di porre la fiducia per evitare che in un decreto fosse inserita una norma indesiderata sul delicato tema del rinnovo dei vertici dei servizi segreti, titolava a quasi tutta prima pagina: “Governo, fronda dei 5 stelle”. Gli articoli di retroscena, anche di altri giornali, attribuivano questa manovra di indebolimento del governo alla rivalità tra il ministro degli esteri ed il Presidente del Consiglio. Sempre sul Corriere di oggi, Maria Teresa Meli, da sempre molto addentro alle vicende del Pd, scriveva poi che “c’è già chi vocifera che Matteo Renzi voglia lanciare un’Opa sul Pd tramite Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, che un giorno sì e l’altro pure viene descritto come in procinto di fare le scarpe a Zingaretti”. Molti quotidiani, infine, da La Repubblica al Messaggero, riportano dichiarazioni di Mario Draghi, solitamente uso a centellinare i propri interventi. L’ex presidente della Bce non si è limitato ad analizzare il quadro economico, suggerendo correttamente che i fondi europei devono essere utilizzati per creare posti di lavoro e non per salvarli, ma ha spaziato fino al tema della lotta al Covid, ritenendo indispensabile la messa in campo di test di massa per il tracciamento e la limitazione dei contagi. Il Commento Politico non ritiene fondato l’antico brocardo secondo cui tre o più indizi fanno una prova. E tuttavia ancor meno fanno la prova contraria. Ed a fronte di questi indizi, vi è soltanto la data del 28 settembre, cioè dopo il referendum, prevista per la prima calendarizzazione dell’esame in aula della legge elettorale.
Dunque, avendo letto la lettera a Repubblica di ieri mattina, è logico attendersi in tempi brevi la risposta politica del segretario del PD.
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