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Informare meglio l’opinione pubblica italiana

Il Commento Politico dedica da qualche settimana una rubrica sulle ormai vicine elezioni presidenziali americane che vedono lo scontro fra Donald Trump e Joe Biden, analizzando gli innumerevoli sondaggi di opinione che si susseguono a cadenza giornaliera e fornendo i link diretti ai principali fra essi.

Ormai da diversi mesi il grosso dei sondaggi indica un consistente vantaggio di Biden nel voto popolare dell’ordine, secondo i dati più recenti, di 8-10 punti percentuali su Trump. Questo vantaggio dovrebbe tradursi, secondo quasi tutti i sondaggisti, in una vittoria dello sfidante democratico nonostante il fatto che la distribuzione per stato del voto consenta, come è già avvenuto nel 2016, che a una maggioranza di consensi per il candidato democratico possa corrispondere una maggioranza dei voti dei grandi elettori per Trump.

In effetti, nei calcoli di FiveThirtyEight, fra le analisi più attendibili del panorama politico americano, permane una probabilità di circa il 30 per cento che Trump possa risultare vincitore.

Non c'è per ora alcuna indicazione di una ripresa di Trump. Sorprende invece che all’indomani della Convention repubblicana molti quotidiani italiani abbiano dato come avvenuta una rimonta di Trump nei sondaggi e lo abbiano fatto citando e prendendo in considerazione solamente i dati dell’istituto di sondaggi che indica risultati più favorevoli a Trump il Rasmussen reports che costituiscono un’eccezione nel panorama dei sondaggi americani. Lo stesso 25 agosto, in cui il Rasmussen reports registrava un risultato di Biden +1 (cioè una sostanziale parità e quindi una probabile vittoria elettorale di Trump), i sondaggi di altri istituti offrivano proiezioni ben diverse: YouGov e HarrisX davano Biden a +9, Ipsos a +7, Benenson Strategy group addirittura a +11. Il metodo dei sondaggi a campione comporta sempre un’incertezza circa l’attendibilità dei risultati ottenuti. È per questo importante confrontare più analisi nel tempo e da parte di diversi sondaggisti. Un singolo dato di per sé non è indicativo della realtà.

Non ci sembra, per questo, un gran servizio all’opinione pubblica italiana segnalare come reale un’evoluzione degli orientamenti dell’elettorato americano su basi così precarie.

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