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La manifestazione di Salvini e Meloni

Abbiamo l'impressione che il senatore Salvini e la onorevole Meloni dovranno dedicare qualche riflessione supplementare agli esiti non propriamente felici della loro manifestazione di ieri. Non tanto perché essa ha messo in luce ancora una volta che fra loro la competizione è aperta, quanto perché hanno trascurato di mettere bene a punto il messaggio politico dell’iniziativa. Forse perché pensavano che avrebbero automaticamente raccolto il malessere che ovviamente attraversa il Paese. 

Ciò che è avvenuto, invece, è che in luogo di un messaggio unificante dell'opinione pubblica insoddisfatta o preoccupata, ne sono emersi due fra loro lontani e sostanzialmente incompatibili.

Uno è il messaggio di Berlusconi che, formalmente ieri era in piazza con qualche suo esponente, con notevole senso del tempo ha mandato una abile lettera al Corriere della Sera di stamani, spiegando che la sua è una opposizione costituzionale e nazionale. Ha spiegato, pur collocandosi all’opposizione, di non essere affatto desideroso del fallimento del Governo, se questo dovesse coincidere con il fallimento del Paese. Ed ha precisato di avere fatto la sua parte, come membro di una delle grandi correnti politiche europee, a favore dell'Italia nella battaglia che si è svolta di queste settimane sui fondi per la ricostruzione.

Se fossimo Salvini e Meloni non sottovaluteremmo questa posizione di Berlusconi. C'è una opinione pubblica italiana che non ha simpatie per la sinistra, ma non vuole compromettersi con il reducismo dei gruppi di destra, siano essi camicie nere o gilet arancioni. Questo elettorato può tornare verso Forza Italia.

Ma la piazza di ieri riserva un'insidia ancora maggiore, perché se Berlusconi parla alla destra costituzionale e nazionale, i gruppi più estremi parlano al malessere sociale del paese e promettono di essere più espliciti di quanto non siano la Lega e Fratelli di Italia.

Questi gruppi rischiano di essere più credibili su questo terreno perché se si soffia sul malessere, conta chi urla più forte. E probabilmente da domani ogni volta che la Lega e Fratelli d'Italia andranno in piazza si troveranno insieme a compagni strada protagonisti talmente sguaiati da costringerli al difficile esercizio dell’inseguimento verso terre inesplorate e piene di insidie.

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