Il presidente del Consiglio aveva bisogno di un viatico per la missione europea che inizia oggi e si concluderà con il Consiglio europeo di fine luglio. Doveva dimostrare che il governo dispone di una maggioranza compatta e che esso ha la capacità di impiegare celermente i finanziamenti che ci potranno venire dall’Europa. Le dichiarazioni di Di Maio, di Franceschini e di altri gli hanno fornito la prima garanzia. L’approvazione nella notte delle cento pagine del decreto semplificazioni dovrebbe aiutarlo nella seconda direzione, dimostrando ai nostri alleati che è intenzione del governo sbloccare le spese per opere pubbliche interrotte da molto tempo.
Ci sono, dunque, le premesse perché la missione di Conte possa contribuire al successo della prossima fase delle negoziazioni europee. Se tutto procederà nel senso sperato, a fine luglio l’Europa, guidata dalla mano ferma della Cancelliera Merkel, varerà il fondo Next Generation EU che potrebbe portare all’Italia 150-170 miliardi di euro, una cifra pari al 10 per cento del nostro reddito nazionale.
Impiegare efficacemente un ammontare di risorse di questa ampiezza può significare per l’Italia uscire dalla lunga stagnazione degli ultimi venti anni. Quindi non si potrà sbagliare il modo in cui si imposterà l’azione del governo.
Crediamo che il presidente del Consiglio sia il primo a sapere che, quando si concretizzeranno le risorse del Next generation EU, l’esecutivo dovrà affrontare ex novo il problema di come organizzare la spesa, e cioè delle procedure necessarie per definire la destinazione settoriale dei fondi, per scegliere i progetti meritevoli di essere finanziati e per assicurare infine la spesa nei tempi più rapidi.
A quel punto si porrà il problema rilevato ieri da Cassese, Boeri e Perotti sul numero delle “stazioni appaltanti”, una questione che il decreto semplificazioni non prende in considerazione. Si dovrà scegliere se smembrare i fondi europei e assegnarli proquota alle varie stazioni appaltanti o se mantenere un’unità di impostazione. Si porrà, allora, la questione dell’eventuale creazione di un ente di durata provvisoria chiamato a gestire la cifra dei fondi europei nel suo complesso. Non è una scelta facile sul piano politico, ma è una scelta logica da ogni altro punto di vista.
Ieri si è fatto un passo in avanti verso l’ottenimento dei fondi europei.
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