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Le ali del drago


Il governo di Mario Draghi si è messo al lavoro e com’era prevedibile si sta componendo un più chiaro panorama tra chi lo sostiene e chi no.

Quando un esecutivo è sorretto da una maggioranza così ampia e composita è logico attendersi che anche l’opposizione abbia le stesse caratteristiche.

Col passare dei giorni all’iniziale pattuglia di Fratelli d’Italia si sono così aggiunti i duri e puri del movimento Cinquestelle, poi la sinistra ortodossa di Fratoianni e tutti coloro (ieri Toti) che si son trovati privi di riconoscimento governativo. Al coro, ma da non iscritti, si sono infine associati quelli che hanno alzato gravemente il sopracciglio perché il governo non era esattamente il “governo dei migliori”.

Questa variegata schiera è destinata ad allargarsi quando in essa finiranno per ritrovarsi tutti coloro che non saranno d’accordo con le scelte che l’esecutivo opererà su questioni specifiche: Alitalia, Ilva, piano vaccinale, gestione della terza fase dell’epidemia, crisi aziendali, opzioni del Recovery Plan.

Di tale composita deriva si è fatto interprete – a nostro avviso sorprendentemente ed eccessivamente - il direttore della Stampa Massimo Giannini che, nel suo editoriale di ieri ha evidenziato come si comincino a cogliere indizi di una “Draghi fatigue”, chiedendo al premier un “colpo d’ala”.

Oggi Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera sottolinea tutti gli errori compiuti dall’Europa in tema di vaccini ed auspica un cambio di passo dell’Ue verso un governo centralizzato dei principali dossier, a partire dalla sanità. Cazzullo fa notare che la nuova Europa che in molti vorremmo ha iniziato un viaggio che, però, è ancora incerto e difficile.

In Florida è ricomparso Donald Trump: ha detto che non farà un nuovo partito , lasciando intendere che il partito Repubblicano non solo è saldamente nelle sue mani, ma è destinato a prendersi una sonora rivincita nelle elezioni parlamentari di mid term alla fine del 2022 perché Biden, in un solo mese, avrebbe trasformato il suo “America first” in “America last”. Il sovranismo internazionale , che a Trump si è ispirato, è quindi lungi dal poter essere considerato morto e sepolto.

Non a caso abbiamo messo in fila tre questioni tra sé apparentemente lontane: prospettive euro-atlantiche, natura dell’Unione europea, ripresa economica dell’Italia.

Il Commento Politico ritiene che Mario Draghi sia la persona più adatta per cucire la trama in grado di tenere insieme tutte e tre queste questioni, che però sono strettamente collegate, perché da ciascuna di esse dipendono le altre. Del resto, non a caso il presidente del Consiglio ne ha fatto i pilastri del suo discorso programmatico alle Camere. Sarà messo nelle condizioni di farlo?

Gli italiani hanno fiducia in Draghi perché sanno che può portare i risultati che essi attendono dopo anni di crescita zero cui si è aggiunta la pandemia.

Sono risultati che aspettiamo anche noi. Ma pensiamo che per averli non basterà un “colpo d’ala” come chiede Giannini. Un colpo d’ala sarebbe sufficiente se il

Paese stesse solo lentamente perdendo quota, ma non è questa la situazione.

L’Italia ereditata da Draghi è un Paese che, già in crisi da decenni, è in caduta libera ed è ad un passo dallo sfracellarsi al suolo, zavorrato com’è da un debito pubblico non sappiamo ancora per quanto coperto dalla Bce e dal Recovery.

La scelta di affidare le redini a Draghi è stata quella di fornire al sistema due robuste ali per non cadere. Ma perché quelle ali ricomincino a battere per riprendere a volare ci vuole tempo.

Chi vuole dare questo tempo a Mario Draghi?

Il tempo non solo di scrivere finalmente il piano italiano per il Recovery, ma per mettere mano a riforme complesse come quella fiscale, della pubblica amministrazione, della giustizia civile.

Il tempo per ricostituire con Macron e gli eredi della Cancelliera Merkel una convincente governance europea che, dopo il primo passo rappresentato dal Recovery, allarghi “l’area federale” ad altri settori del bilancio comune, come la difesa, le infrastrutture o, come giustamente chiede Cazzullo, la sanità.

Il tempo di ristabilire le tradizionali relazioni transatlantiche con gli Stati Uniti, per tornare ad un “West first”, indispensabile non solo per la sempre crescente minaccia economica e geopolitica russo-cinese, ma perché è l’unica trincea esistente a difesa della democrazia nel mondo.

Chi vuole dare, allora, questo tempo a Mario Draghi? Le sfide che abbiamo davanti – che Draghi ha davanti- sono insieme difficili e complesse . Per affrontarle e vincerle occorre un tempo non breve. Sarebbe bello che fossimo oggi all’inizio e non a quasi due terzi di legislatura.

Il sistema politico si va lentamente ricomponendo. Noi pensiamo che tutte le forze politiche , nel ridefinirsi, debbano porsi questo problema.

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