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Le scelte necessarie

Scrive Paolo Mieli sul Corriere della Sera di questa mattina che il governo Conte merita un giudizio sostanzialmente positivo per il modo nel quale ha affrontato in questi mesi l’emergenza del coronavirus. Aggiunge che questo è avvenuto nonostante la difficoltà rappresentata dalla sostanziale frantumazione del Movimento Cinque Stelle che ovviamente rende molto difficile qualsiasi decisione concreta.

Il Commento Politico condivide questa valutazione, alla quale aggiunge, come già abbiamo scritto ieri, anche l’apprezzamento nei confronti nel Presidente del Consiglio per la abilità dimostrata nello sfruttare il passo falso del leader della Lega Matteo Salvini, nell’agosto scorso, per far saltare l’alleanza tra la Lega e il M5S e avviare l’attuale formula di governo.

Ma se è giusto dire che fino ad ora il Governo se l'è cavata, oggi si pone un problema diverso perché bisogna passare dalla fase dell’emergenza alla fase della ricostruzione economica. Nella definizione degli ultimi decreti si poteva in un certo modo evitare i nodi politici giustapponendo in essi  le cose che chiedeva il PD, le richieste dei Cinque Stelle, le proposte di Leu e  quelle di Italia Viva. Ciascuno poteva, per così dire, mettere le proprie bandiere su una parte dei provvedimenti. E ciò spiega la loro mole abnorme.

Da ora in avanti, questo non sarà più possibile perché la ripresa non può essere basata su un coacervo di iniziative disparate. Bisogna decidere le priorità: le infrastrutture o i consumi, gli investimenti o le tutele del reddito? E soprattutto non sarà possibile posticipare per molto certe decisioni sull’accettazione o meno degli aiuti dall’Europa. Il MES: o è sì o è no, e non vale mettere condizioni indirette come il fatto che la Francia lo utilizzi o meno.

Dunque vanno definite le  priorità. Vanno fatte delle scelte, e le scelte richiedono una maggioranza coesa. Comprendiamo che Conte si muova tenendo conto del fatto che nei Cinque Stelle vi sono varie partite aperte: quella fra lui e Di Maio per la leadership del movimento, e quella fra lui e Di Maio da un lato e Di Battista e altri che probabilmente vorrebbero riportare i Cinque Stelle alla Alleanza con la Lega. Ma se questa situazione non si definisce in modo chiaro il Governo affonda nell’indecisione  e nell’incertezza.

Il chiarimento è urgente. Può l’attuale maggioranza parlamentare diventare una maggioranza politico-programmatica? Se sì, tanto meglio. Se no, tenendo conto - come scrive anche il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana - che non esistono le condizioni per una maggioranza di unità nazionale, la legislatura non potrebbe che avere fine. Occorrerebbe consentire agli elettori di indicare se vogliono un’Italia guidata dai partiti antieuropei o preferiscono un'Italia saldamente ancorata all’Europa.

Per Il Commento Politico, si tratterebbe di una  scelta che avrebbe la stessa importanza di quella che l'Italia fece nel 1948.

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