Anche ieri Matteo Salvini ha ribadito che la Lega si schiererà convintamente per il Sì nel referendum sul taglio dei parlamentari. A noi sembra che politicamente questa sia una posizione molto poco convincente anche dal punto di vista degli elettori della Lega e abbiamo provato a immaginare una lettera con cui un elettore leghista esprime le proprie perplessità alla sua dirigenza:
Caro Salvini,
sono uno elettore storico della Lega e ho deciso di votare No nel referendum per il taglio dei parlamentari.
All’inizio mi era sembrata una buona idea dare una sonora sforbiciata al numero di quella massa di perdigiorno che chiamano onorevoli. Poi però ho voluto rifletterci un po’ su e come sai noi valligiani siamo come Bertoldo, ci piace frequentare le vie della saggezza, dell’arguzia e della memoria.
Io voglio che questo governo se ne vada a casa il prima possibile e che ci lascino finalmente votare, perché noi e i nostri alleati rappresentiamo la maggioranza degli italiani e abbiamo il diritto di riprendere le redini di questo Paese. Se invece vinceranno i Sì, non solo questo governo si rafforzerà, ma le elezioni ce le sogneremo per un bel pezzo: per poter andare a votare occorrerà ridisegnare i nuovi collegi elettorali e i signori della maggioranza ci metteranno chissà quanto tempo. Certamente molto più dei due mesi previsti. Sarà l’ennesima scusa per tirarla per le lunghe ed avvicinarsi il più possibile al momento in cui il Presidente della Repubblica sta finendo il suo mandato e non può più sciogliere il Parlamento.
Ma a prescindere da questo, perché mai dovremmo dare una mano all’avvocato Conte, quello che un anno fa si permise di maltrattare in Parlamento, davanti a tutta l’Italia, il leader del mio partito ma anche la persona giusta per risollevare le sorti di questo nostro Paese? Io c’ero davanti alla tv e pensai che, quando sarebbe arrivato il giorno in cui avremmo ripagato Conte con la stessa moneta, io e tanti come me ci saremmo fatti trovare pronti. La mia vendetta, la nostra vendetta, sarà un sonoro No che farà ballare il governo.
E che dire poi dei Cinquestelle e dell’onorevole Di Maio? Avevamo un contratto di governo che hanno tradito giorno dopo giorno, man mano che noi della Lega volevamo fare le cose che erano necessarie e loro giù a frenare, a dare soldi a destra e a manca senza costrutto come col reddito di cittadinanza, a bloccare con qualche scusa ogni cantiere ed ogni investimento che rilanciasse le nostre imprese. Gli italiani se ne erano accorti e alla prima occasione, alle elezioni europee, il loro 32 per cento era diventato il 15 ed il nostro 17 era diventato il 34 per cento. Quando fu chiaro che l’Italia preferiva noi a loro, paralizzarono del tutto il governo e ti costrinsero a rompere l’alleanza. Non pensavamo che, con una piroetta alla Fregoli, si sarebbero messi d’accordo in poche ore col Pd, cioè con quello che chiamavano il partito della corruzione o addirittura il partito di Bibbiano. Ci sembrò un comportamento scellerato: tu cercasti in ogni modo di convincerli a non riportare al governo chi la storia aveva sconfitto, ma non ci fu nulla da fare. Senza nemmeno rispondere, quando offristi addirittura a Di Maio la presidenza del Consiglio, preferirono rifarsi una verginità insieme a quelli che fino al giorno prima avevano accusato di ogni nefandezza. E ora che nemmeno questa folle giravolta li ha salvati da divisioni, contraddizioni e perdita totale di credibilità agli occhi del Paese, io dovrei dare una mano al signor Di Maio e fargli dire che la maggioranza degli italiani è ancora con lui? No, io voto No.
Ma c’è di più. Non è che si può buttare tutto in politica. Noi della Lega siamo gente che lavora, che produce e manda avanti il Paese. Certo, la cosa migliore sarebbe andare a votare al più presto e cambiare registro. Ma se questo non accade, se l’attuale governo resta attaccato alla poltrona con la colla dei duecento miliardi che l’Europa gli ha promesso, non è che possiamo permetterci di mandare a remengo le nostre imprese e le nostre attività che sono la spina dorsale del Paese. Non è che che se arriva la seconda ondata dell’epidemia possiamo sopportare un nuovo lockdown perché i Cinquestelle non vogliono usare i soldi del Mes che servono per rafforzare la nostra sanità. Non è che possiamo permettere ai Cinquestelle di gettare al vento i fondi europei, assoldando altri inutili navigator e continuando ad imporre al Paese la decrescita felice. Non è che possiamo permetterci di tenere ancora al suo posto questa ministra della Pubblica istruzione. Se continua così, i nostri ragazzi andranno a scuola il 14 settembre e ce li ritroveremo a casa il 1 ottobre: loro non potranno studiare e noi non potremo tornare a lavorare regolarmente.
Io voglio che questo governo vada a casa al più presto. Potrebbe accadere se vincesse il No. Ma se non fosse possibile ottenere questo, ci lascino perlomeno la soddisfazione di vedere più basse le penne dei grillini e ci lascino riprendere a lavorare in pace.
Io voto No.
Cordialmente, grazie per l’attenzione
M. A.
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