Lettera da Berlino
Domenica 6 giugno 2021 in Germania si è svolto ciò che agli occhi di molti osservatori ha rappresentato un “piccolo test” delle elezioni al parlamento federale di Berlino, “Bundestag”, previste per il 26 settembre prossimo. In Sassonia, la regione Sachsen-Anhalt di cui è capitale Magdeburgo, i cittadini erano chiamati alle urne per il parlamento regionale, l’ultima prova elettorale prima dell’appuntamento nazionale.
Molte erano le questioni e le ipotesi in campo per queste elezioni regionali. C’era chi non solo prevedeva l’affermazione massiccia della Destra radicale, ma temeva (o auspicava) addirittura un sorpasso da parte del suo partito politico “Alternative für Deutschland” nei confronti dell’Unione democristiana CDU del capo del governo regionale (dal 2011), Reiner Haseloff. Una potente ascesa della Destra avrebbe certamente messo in crisi, a livello nazionale, il leader dei democristiani nel Bund, Armin Laschet, candidato al cancellierato dopo la prossima uscita di Angela Merkel.
Ci si interrogava naturalmente sul destino dei Verdi in una regione considerata strutturalmente conservatrice (si veda la lunga vita dei vari governi Haseloff), avversa ai grandi cambiamenti. Avrebbero i Verdi saputo continuare sulla propria strada in ascesa, solo leggermente incrinata recentemente da qualche “faux-pas” dei loro leaders carismatici, Annalena Baerbock e Robert Habeck?
E poi i liberali della Freiheitliche Deutsche Partei FDP: formazione abituata a vita movimentata tra continue entrate ed uscite nei parlamenti regionali e nazionali …
Il risultato della domenica elettorale è stato definito “sorprendente”: una vittoria netta dell’Unione democristiana; ridimensionati i Verdi, mentre perdono i socialdemocratici e la Sinistra radicale “Die Linke”; guadagni per i Liberali del FDP che ritornano nel parlamento, mentre dubbi restano sul fatto che l’Alternative für Deutschland abbia sì perso voti rispetto al 2016, ma sia rimasta il secondo partito: si tratta di un consolidamento preoccupante, o di uno stallo da leggere come l’esaurimento del potenziale di questo partito?
Il giudizio sui risultati delle elezioni dipende, ci sembra, da quale tasso di “rappresentatività”, nel quadro nazionale tedesco si intende dare a questo piccolo Land, con un numero di abitanti (2.200.000) minore di quello della capitale Berlino.
A nostro avviso, all’interpretazione del risultato si addice una doppia chiave di lettura: tener presenti le particolarità di quella regione della ex-Repubblica democratica tedesca DDR, e, al contempo, considerare il Sachsen-Anhalt lo specchio (fino a un certo punto) di trends a scala nazionale.
Tra i tratti di una identità regionale proclamata con slancio, va annoverato il fatto che Sachsen-Anhalt si sente “Mittel-Deutschland”, cuore geografico e per certi versi anche culturale della Germania, con Halle/Wittenberg, culla del luteranesimo/protestantesimo; con la cittadina di Dessau ove nacque il movimento rivoluzionario, non solo architettonico, del “Bauhaus”; con i nuovi quartieri popolari costruiti ai tempi della DDR, nella periferia della città di Halle, chiamati “Halle-Neustadt”, “Nuova Halle”, che in tedesco, per somiglianza fonetica, acquisì il nome di Ha-Neu, che ripete il nome di Hanoi, capitale del Vietnam del nord, amico della DDR.
Cercando di tenere insieme le due prospettive e dopo aver sentito tanti amici a Wittenberg, a Dessau, a Magdeburgo, ci sentiamo di proporre il seguente commento: intanto il risultato smentisce molte delle prognosi che appunto prevedevano un successo eclatante dell’estrema Destra. Si tratta invece di un messaggio da parte degli elettori del tipo “andiamo avanti come prima, come sempre!”, e che forse si addice ad una popolazione tra le più anziane in Europa - costellazione sempre favorevole per chi tiene il potere. Ma appare anche come un “continuiamo sulla strada conosciuta!” senza grande entusiasmo, anzi con molte critiche soprattutto da parte dei (pochi) giovani, delusi per esempio per la politica scolastica e per il settore della digitalizzazione.
I sostenitori della Democrazia Cristiana stessi, nonostante tutta la loro gioia per la vittoria inaspettata, vedono nei risultati un segnale ambiguo: c’è chi è convinto che i voti per l’Unione democristiana (che arrivano anche dalla socialdemocrazia e dai Verdi) siano in parte motivati più dalla paura della Destra radicale che da un programma convincente. Sembra poi che conti moltissimo la figura di chi è già al potere. Era così anche nelle recenti elezioni in Baden-Württemberg e nella Renania-Palatinato; ma forse la predilezione dell’elettorato per la persona dotata della leadership politica è ancora più forte nelle “nuove” regioni della Repubblica federale che anche dopo trent’anni di appartenenza alla Germania unita continuano a sentirsi “nuovi”, nel senso di “ultimi arrivati”.
Dunque i democristiani possono ringraziare Hasseloff di essersi candidato un’altra volta. Per loro il risultato di domenica scorsa consiste nel messaggio di poter ancora vincere delle elezioni, di non essere condannati al declino inarrestabile, e di poter vincere con il chiaro distacco dai radicali di destra. L’attuale capo del governo, da questo lato, è stato sempre molto esplicito: i democristiani non devono flirtare con l’estrema Destra, non ne possono trarre nessun vantaggio; la CDU non deve tentare di pescare nelle acque dei radicali, né di destra, né di sinistra, ma deve svelarne l’animo antidemocratico.
Un risultato del Sachsen-Anhalt che ci sentiamo di generalizzare riguarda invece gli elettori: le forze più presenti alle urne e dunque decisive per il risultato erano donne e pensionati. Trainanti le donne over 60. Nelle loro mani molto probabilmente starà, dunque, una buona parte del risultato elettorale del 26 settembre prossimo.
Christiane Liermann Traniello
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