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Si fa ancora finta di non capire

Da venerdì sera, cioè dal momento della lettura della lista dei ministri, le forze politiche e gran parte dei media fanno ancora finta di non capire la gravità della situazione italiana.

Eppure l’analisi è semplice. Il Paese è sull’orlo del baratro, rappresentato da una crisi dei conti pubblici cui seguirebbero ad un tempo il fallimento del nuovo corso europeo e l’isolamento dell’Italia sul piano internazionale.

Mario Draghi ha davanti a sé tre sfide.

Gestire il G20, la cui presidenza ci spetta per tutto l’anno, in modo da ricollocare con profitto l’Italia nel quadro internazionale ed in particolare partecipare col necessario standing alla ricomposizione della solidarietà occidentale, indispensabile a contrastare la sempre maggiore influenza russa e cinese nel panorama mondiale.

Presentare alla Commissione Europea un piano italiano per il Recovery che sia approvato non sperando in una qualche benevolenza di Bruxelles, ma perché effettivamente in grado di rilanciare l’economia e l’occupazione.

Trasformare il Next Generation UE, da plafond massimo di risorse a volano capace di persuadere il risparmio privato, interno ed internazionale, a trasformarsi in investimenti nel nostro Paese. Dopo anni di lesina, all’Italia, per riprendere la via dello sviluppo, serve perlomeno il doppio delle risorse già ingenti che l’Europa ci mette a disposizione. Per usare un’immagine simbolica occorrono sia nuove strade e nuovi ponti, sia la benzina nei serbatoi delle macchine della polizia che intendessero percorrerli.

Il nuovo presidente del Consiglio è l’uomo in grado di affrontare con successo tutte e tre queste sfide, ma ha bisogno di essere sorretto in questo arduo compito dalla consapevolezza delle forze politiche e dell’opinione pubblica.

In questi primi giorni abbiamo la sensazione che, invece, sia forte la tentazione di proseguire nella nefasta pratica di lisciare il pelo ad un presunto maggioritario ribellismo nazionale. Il Paese è esausto e non pare volersi affidare alle ricette di Di Battista, di Fratoianni e della onorevole Meloni.

È indispensabile, allora, che le forze politiche e sociali, così come tutti gli ambienti che si sono dichiarati favorevoli alla soluzione saggiamente indicata dal Capo dello Stato, si comportino di conseguenza.

Il dibattito e le analisi politiche sembrano concentrarsi su dispute relative agli impianti di sci e alla presenza femminile nel governo. Sono temi importanti, ma che non vorremmo vedere in cima all’agenda dei leaders politici.

Per dirla in breve, non è nostro compito affermare se la riapertura degli impianti sciistici sia o meno una misura rischiosa. È molto probabile che sia così. È però indispensabile che ai molti virologi che hanno imperversato nell’ultimo anno, contribuendo anche involontariamente a creare sconcerto fra i cittadini, si sostituisca una sola, autorevole e pubblica voce.

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