Lettera da Washington
In una società organizzata tutto ciò che ha una dimensione rilevante acquista una valenza politica. Per questo in America si comincia a parlare di un partito dei vaccino-resistenti.
Nessuno sa chi lo abbia fondato, ma i primi bagliori si trovano nella Casa Bianca di un paio di anni fa, quando il Presidente Trump sosteneva simultaneamente due cose contraddittorie: che il Covid fosse una burla perversa dei suoi avversari, e che comunque con una decisiva mobilitazione di risorse ci sarebbe stato in tempo record un vaccino che avrebbe condotto alla vittoria. I suoi avversari hanno colto questa puerile posizione della Casa Bianca e sono così riusciti ad addossare la responsabilità su Trump di aver incoraggiato le posizioni no-vax. Contemporaneamente hanno però beneficiato del tempo record in cui sono stati effettivamente sperimentati e trovati i vaccini. È giusto che Trump abbia pagato per la sua irresponsabilità ma probabilmente senza Covid Biden non sarebbe oggi alla Casabianca.
Il seme gettato da Trump non è però restato senza frutto, perché in America la diffidenza nei riguardi dello Stato è ben radicata.
Come Roosevelt invitava gli americani a rimboccarsi le maniche per sfornare la cornucopia degli armamenti necessari per vincere il nazi-fascismo, così Biden sta chiedendo loro di rimboccarsi una manica sola contro un nemico invisibile e gigantesco al tempo stesso.
Ma molti cittadini nicchiano e circa 60 milioni di americani non hanno in programma di vaccinarsi, anche se l’aspettativa di vita è complessivamente calata di un anno e mezzo.
Chi sono gli scettici? Le statistiche cominciano ad evidenziare alcuni indicatori.
I primi sono gli Afroamericani. Con un po’ di sorpresa, ci si è accorti che la propensione a procurarsi un vaccino è tra di loro più bassa che tra altri gruppi, un controsenso se si considera la speciale vulnerabilità riscontrata da questa collettività. Alla ricerca di una ragione, i media hanno subito ricordato come in passato, tra i torti più odiosi commessi nei loro riguardi, c’è quello di un esperimento di massa inteso a raccogliere dati sulla sifilide, in cui un gruppo di Afroamericani fu intenzionalmente lasciato morire della malattia, sostanzialmente per vedere cosa succedeva. Circa 600 uomini di Tuskegee, nell’Alabama, parteciparono a questo “studio”, inconsapevoli che le medicine che ricevevano fossero placebo.
L’esperimento, iniziato nel 1932, fu svelato solo nel 1972 anche se già dopo il 1942, con la scoperta della penicillina, era già nota una cura.
Comunque sia, è certo che nella comunità di colore la propensione a vaccinarsi è minore della media, anche se la mortalità al suo interno è più alta del 15% rispetto alle altre componenti sociali, e quasi il doppio di quella degli americani di origine asiatica.
Certo non aiuta il fatto che le autorità sanitarie nazionali non abbiano mai approvato formalmente i vaccini attualmente in uso, limitandosi a dare una licenza temporanea per “uso di emergenza”. Sarà solo una sfumatura tecnica, ma con queste premesse è per lo meno grossolanamente malaccorta.
L’altro gruppo vaccino-resistente non ha un profilo razziale, bensì ideologico. Per molti americani la parola “libertà” comporta una istintiva distanza tra individuo e società organizzata. Questo stesso popolo così intensamente imbevuto di patria, non riconosce allo stato - nemmeno a uno stato democratico - una posizione più elevata che al singolo, con la conseguenza che nella mente di molti americani non esiste autorità che abbia titolo per imporre a un cittadino un qualsiasi comportamento al di fuori di quanto rigidamente risulta dalle regole scritte. Si serve la patria, non lo stato. Reagan diceva, “lo stato non è la soluzione, lo stato è il problema”, e venne rieletto trionfalmente. In Trump, questi americani hanno creduto di riconoscere tracce del leader Repubblicano del secolo scorso.
Oltretutto i bianchi della terra di Dixie e i militari (due gruppi che tendono a sovrapporsi) cercano di sfuggire alla vaccinazione e la loro noncuranza non è scoraggiata da Trump, che ha interesse a vedere i numeri del contagio salire durante il mandato di Biden.
Le cicatrici di questa pandemia, anche politiche, saranno profonde e durature, e una parte della responsabilità ricadrà sulle spalle degli scettici e dei noncuranti. Dante, se ci fosse ancora, avrebbe certo per loro dei gironi speciali - in isolamento, si spera. Posso immaginare chi collocherebbe nel quinto girone, quello degli iracondi ed accidiosi; suggerirei il sesto per gli increduli.
Franklin
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