Centosettanta miliardi di euro sono il 10 per cento del reddito nazionale italiano. La disponibilità di un così ampio fondo aggiuntivo da impiegare nell’arco di un triennio significa disporre di risorse in grado di trasformare radicalmente l’economia italiana. L’Europa ha dimostrato finalmente quella lungimiranza di cui forse non la si credeva più capace. Adesso il vero problema riguarda l’Italia. Si tratta di sapere se nell’utilizzazione di questi fondi saprà essere all’altezza di questa sfida.
La corsa a prenotare queste risorse comincerà subito. Per certi versi è già cominciata. Questa mattina un quotidiano propone un piano per l’occupazione dei giovani e le donne. In un altro si elencano ben venti destinazioni possibili per i fondi europei. Qualcuno suggerisce che questi fondi possano servire a ridurre il prelievo fiscale. Quasi tutti parlano di economia verde e di digitalizzazione della pubblica amministrazione. E’ facile quindi prevedere che, nel giro di poche settimane, il governo sarà assediato e sarà molto difficile districarsi dalle pressioni delle lobbies e degli interessi organizzati. Nelle condizioni di crisi in cui versano molti settori, la lotta intorno ai fondi europei sarà aspra. Il rischio è che, se non si adotteranno procedure molto chiare, si creerà intorno a ciascun progetto uno formidabile scontro per di più punteggiato da accuse incrociate di favorire questo o quell’interesse particolare.
Il Commento Politico rivolge al Presidente del Consiglio un duplice suggerimento. Il primo è di costituire subito in seno al governo un "centro motore" del progetto, istituendo un ministero senza portafoglio per la definizione del piano di impiego dei fondi europei. Potrebbe trattarsi di una delega aggiuntiva a uno dei ministri oppure della previsione di un nuovo incarico da attribuire ad una personalità di alto profilo, possibilmente ben conosciuta in Europa e dotata di una autorevolezza propria.
Al “centro motore” – e questo è il secondo suggerimento – dovrebbe essere attribuito il compito di definire in anticipo procedure obiettive per l’esame e la scelta dei progetti nazionali, regionali o locali ammissibili al finanziamento. Ovviamente resterebbe al Consiglio dei ministri il potere finale di decisione, ma il ministro del piano avrebbe la responsabilità della proposta e delle istruttorie sui progetti di investimento.
Comprendiamo bene che per una compagine governativa come quella del Governo Conte, sorretta da una maggioranza molto composita, possa apparire difficile creare una nuova posizione dalla quale dipenderebbe la destinazione di un complesso di risorse così consistente. Ma affrontare i prossimi mesi sottovalutando l’esigenza di uno stretto coordinamento degli interventi può comportare difficoltà ancora più gravi. Avremo su di noi gli occhi non benevoli della stampa dei Paesi “frugali” – e non solo di quelli - attenta a qualsiasi segnale di incertezza o confusione. Occorre puntare molto in alto ma procedendo con ordine e con prudenza.
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