Si ripete in Francia, ma anche nei commenti italiani, l’accusa al Presidente francese Macron di avere commesso un errore quando, all’indomani delle elezioni europee, prese la decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale. La grave crisi politica apertasi ieri con il voto di sfiducia al governo Barnier ne sarebbe, secondo questa valutazione, la conferma.
Il nostro parere è, invece, che quell’accusa era sbagliata allora e rimane sbagliata oggi. Macron non avrebbe potuto far finta di niente rispetto all’esito delle elezioni europee che avevano visto il successo dell’estrema destra della signora Le Pen e della estrema sinistra dominata da Mélenchon. Se lo avesse fatto, avrebbe offerto ad ambedue gli estremisti il terreno facile della polemica, per tutto il restante periodo del suo mandato, sulla sua insensibilità all'esito elettorale. Avrebbe anche posto le premesse per un risultato negativo alle presidenziali del 2027, non per lui che non potrà ricandidarsi ma per la Francia e, ovviamente, per l’Europa.
Dunque doveva reagire politicamente e poteva fare due sole cose: dare le dimissioni dalla Presidenza aprendo quindi la strada, in mancanza di una candidatura credibile del centro politico, alla vittoria immediata della Le Pen, oppure sciogliere l’Assemblea Nazionale. Ha scelto giustamente questa seconda strada ed ha creato un primo ostacolo ai due opposti estremismi. I quali ora debbono allearsi e dimostrare la loro vera natura di forze antisistema volta a impedire l’azione del governo. Pensiamo che una parte almeno del loro elettorato comincerà ad aprire gli occhi assistendo a quello che sta succedendo in questi giorni.
È quindi ricominciata la pressione per far dimettere Macron, il quale ha risposto già ieri con un secco no. La crisi politica francese è drammatica e può avere conseguenze economiche molto gravi, ma sul piano politico non è affatto detto che le cose non si stiano muovendo nel verso giusto. Segnaliamo una dichiarazione del partito gollista che accusa la Le Pen di aver fatto cadere il governo alleandosi con Mélenchon. Questo può voler dire che la destra moderata può avvicinarsi all’ipotesi di sostenere un governo che comprenda tutte le formazioni politiche ad esclusione di Mélenchon e della Le Pen. Segnaliamo inoltre che, nello stesso tempo, sono in corso le prime mosse di distacco dei socialisti dal leader della France Insoumise.
Non è detto che in Francia stia per nascere un “governo Draghi”, cioè un governo sostenuto da tutte le forze democratiche ad esclusione dei due poli estremi, ma oggi è un’ipotesi possibile.
In sostanza, Macron sta cercando di mostrare ai francesi che i due partiti estremisti sono pronti a tutto pur di perseguire il loro disegno, anche a costo di danneggiare il Paese. È difficile giudicare da lontano gli stati d’animo degli elettori francesi, ma sul piano politico la situazione è chiara ed evidente e a noi sembra che Macron la stia guidando con prudenza e con una certa abilità. Ci auguriamo che la sua strategia di logoramento delle due estreme abbia successo e ci sembrano miopi i commenti prevalenti sulla stampa italiana su quello che avviene in Francia.
Condivido l'analisi. Macron si è mosso bene e dopo le europee non poteva fare differentemente. La Francia è un Paese chiave per l'Europa. Speriamo che i francesi risultino virtuosi aprendo gli occhi davanti agli estremi di sinistra e di destra. Il momento politico lo impone.