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Sulle dichiarazioni del sottosegretario Delmastro

  • Il Commento Politico
  • 15 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

 

A noi sembra che il sottosegretario Delmastro abbia dato un giudizio sostanzialmente esatto del progetto di riforma della giustizia del governo Meloni, sia sulla separazione delle carriere, sia sui metodi di formazione del CSM. Noi sottoscriviamo ambedue le sue dichiarazioni principali. È giusto chiedere al governo come intende mettere d'accordo la propria posizione con quella espressa dal sottosegretario alla Giustizia. Non vediamo invece perché chiederne le dimissioni. 

Delmastro ha detto che l'idea della separazione delle carriere fra magistratura inquirente e magistratura giudicante avrebbe un senso solo se la si intendesse come un primo passo verso un assetto che vede il controllo da parte del potere esecutivo sulla magistratura inquirente. Se invece ci si limita alla separazione delle carriere e si istituisce un Consiglio Superiore per ciascuna delle due categorie di magistrati, si rischia che gli inquirenti "si mangino i giudici".  Può darsi come, come ha sostenuto qualcuno, che Delmastro vorrebbe spingere verso la sottomissione dei magistrati inquirenti all’esecutivo, ma non lo ha detto esplicitamente, anche perché il sottosegretario sa che la posizione ufficiale del governo non è questa.

Limitandoci quindi al giudizio di Delmastro sulla semplice separazione delle carriere non accompagnata dalla sottomissione dei pubblici ministeri al potere esecutivo (cui ovviamente siamo totalmente contrari), ci sembra che il suo rilievo sia esatto. Si accentuerebbe infatti la radicalità delle posizioni dei pubblici ministeri, come hanno affermato molti dei critici della riforma, per esempio la Presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano. Creare una categoria di inquisitori indipendenti che per tutta la loro vita professionale facciano quello e solo quello significa aggravare i difetti del sistema attuale, non curarli. 

Il ministro Nordio ha ripetuto molte volte che egli mai e poi mai accetterebbe l'idea di porre i pubblici ministeri sotto il controllo dell'esecutivo. Se si crede a questa sua dichiarazione, che è anche un impegno a non introdurre una seconda riforma che modifichi ulteriormente lo status della magistratura inquirente, allora il giudizio di Delmastro conforta gli oppositori della riforma e non si capisce perché chiederne le dimissioni dal momento che sostiene una cosa giusta. Il problema è piuttosto per il governo che infatti ha mostrato un enorme imbarazzo.

Quanto all'altra affermazione del sottosegretario, quella relativa al sorteggio dei membri del CSM, noi la condividiamo largamente. La sola parte accettabile della riforma è, a nostro avviso, l'introduzione del sorteggio nella scelta dei componenti del CSM. È una tesi che sosteniamo da sempre: è uno strano Paese l'Italia che ha distrutto attraverso le leggi elettorali il sistema dei partiti, che la Costituzione nella sua saggezza aveva citato all'art. 49 come elementi che concorrono alla politica nazionale, e vorrebbe farli sopravvivere nella composizione dell'organismo che guida la magistratura, da cui la politica dovrebbe essere totalmente esclusa per far posto solo a criteri di capacità e di merito. Il sorteggio è l'unica strada che consenta di escludere la formazione di correnti che governano le carriere dei magistrati a danno del merito e della competenza.

Ricordiamo che anche nel campo della formazione delle commissioni per i concorsi universitari si è immaginato di ricorrere al sorteggio come modo per evitare che le correnti prevalgano sui criteri puramente scientifici. Nelle università il principio del sorteggio è stato applicato male e con molti compromessi e quindi sostanzialmente non funziona, non perché non sia un buon sistema, ma perché se ne è temuta la piena introduzione. Per la magistratura non vi è altro modo per evitare la degenerazione correntizia che è sotto gli occhi di tutti. 


15 marzo 2025

1 commentaire


e.martelloni
15 mars

Come sempre, tutto dipende dalla volontà degli uomini. Quando alla base in Italia il sistema preferisce altre regole che l'onestà, qualsiasi scelta nasce male

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