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Un malinconico autunno italiano

Occorre sempre una settimana perché la polvere sollevata da tornate elettorali importanti si posi e lasci più libera la visuale.

L’autunno si presenta più come una stagione destinata a registrare l’evoluzione di rapporti politici ormai logori che come un periodo di scelte decisive.

Il quadro in cui tali aggiustamenti avranno luogo sarà quello del prolungamento a fine anno dello stato d’emergenza, come panorama sanitario ma anche psicologico, a far da complessiva cornice di una politica dei piccoli passi. Quali?

In primo luogo la lenta conclusione delle convulsioni interne al movimento Cinquestelle. Per la fine dell’anno, la linea di alleanza con il Pd, sostenuta da Grillo, Di Maio e Fico, prevarrà definitivamente, sia in senso organizzativo che politico, con il vero avvio della trattativa sulla destinazione dei fondi europei e sulle alleanze nelle importanti elezioni di primavera che interesseranno quasi tutte le principali città italiane.

Al Pd e a Conte, pena pericolose turbolenze parlamentari, potranno essere concessi per ora solo la modifica dei decreti sicurezza e segnali, chiari ma non completamente impegnativi, di cambiamenti del reddito di cittadinanza. L’utilizzazione del Mes, su cui si è ieri speso anche il Governatore della Banca d’Italia, dovrà risultare non una scelta ma la naturale conseguenza della ripresa dell’epidemia e della difficoltà di far funzionare correttamente il pianeta scuola in condizioni così eccezionali.

La seconda considerazione è che da questa impostazione deriverà una legge di bilancio orientata più a completare le misure di sostegno volte a lenire le ferite sociali di questo annus horribilis che non a far ripartire lo sviluppo.

In terzo luogo, l’autunno servirà a definire le condizioni migliori per varare, comunque non prima dell’anno prossimo, una legge elettorale che possibilmente rafforzi la coalizione o, se ciò si rivelasse troppo difficile, la metta al riparo da incidenti ed imboscate. Non sembri un paradosso, ma prese di posizione che sembrano adombrare prospettive in sé formalmente opposte appaiono invece singolarmente convergenti.

Da un lato le voci di autorevoli esponenti del Pd (Prodi, Veltroni, Letta), che nel riproporre una preferenza per il maggioritario ottengono lo scopo di riunificare i Cinquestelle, sì molto rissosi, ma sempre uniti nel timore di essere spazzati via dall’assenza di una legge proporzionale

Dall’altro lato le concessioni dei Cinquestelle ad un abbassamento della soglia di sbarramento al tre per cento, come da ultimo ha dichiarato ieri in televisione Di Maio, con ciò rassicurando non solo Renzi che non cresce nei consensi, ma soprattutto Berlusconi, il cui appoggio potrebbe risultare determinante se la prospettiva di una soglia bassa stimolasse la sempre più sparuta minoranza grillina ad una scissione parlamentare.

Un autunno doroteo, dunque, che ha però l’ambizione di realizzare una primavera di convergenze morotee.

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