A noi non era apparso chiaro perché le linee direttrici per la formulazione del piano italiano di utilizzo dei fondi del Next generation EU approvate dal CIAE il 9 settembre scorso e illustrate il giorno dopo davanti alla Commissione Bilancio della Camera dal Ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, non fossero state rese note contestualmente a quella presentazione. Normalmente quando un ministro legge un testo davanti a una Commissione parlamentare, il testo viene allegato e messo agli atti della Commissione. Invece non era stato così.
Avevamo pensato che fosse insorto qualche contrasto politico in seno al governo sull’esposizione del ministro Amendola o che, rendendosi conto che i contenuti di quelle linee direttive erano troppo generici, l'esecutivo avesse deciso di dedicare qualche tempo a dare maggiore contenuto al documento. Ma ci sbagliavamo. Il “ritardo” è stato colmato ieri quando le stesse carte sono state presentate alla stampa. Così oggi i giornali possono diffondersi sui contenuti del piano del governo che ovviamente contiene solo i titoli dei sei settori in cui si concentreranno gli investimenti, con in aggiunta la dichiarazione che vi sarà un’ampia riforma fiscale, il tutto accompagnato dalla dichiarazione che i progetti ammessi dovranno dare un sostanzioso contributo alla crescita del reddito nazionale e all’occupazione.
Sarà un caso, ma il massimo rilievo giornalistico avviene a tre giorni dal voto per le elezioni regionali. Così gli elettori avranno agio di riflettere se è il caso di disturbare il manovratore mentre sta per procedere a una distribuzione sostanziosa di soldi.
In fondo, capito (con ritardo) il motivo della scelta dei tempi, non ce ne scandalizziamo.
E tuttavia, detto questo, da martedì prossimo è il caso che l'esecutivo rimetta seriamente le mani in queste carte e soprattutto nelle procedure di redazione del piano, cioè di scelta dei progetti da finanziare. Noi prendiamo sul serio la dichiarazione che i progetti prescelti dovranno garantire un sostanzioso contributo alla crescita del reddito nazionale. Proprio prendendo questa intenzione per buona, il governo deve individuare una sede tecnica deputata alla valutazione comparativa fra tutti i progetti per identificare quello che, appunto, offre le migliori speranze. E, poiché le valutazioni comparative sono materie molto complesse, bisognerà precisare le procedure che si intendono adottare.
C'è poi il problema della esecuzione delle opere prescelte. Abbiamo scritto molte volte che se l'esecuzione delle opere verrà affidata alle cento diverse centrali di spesa della pubblica amministrazione nazionale e regionale i ritardi saranno inevitabili. Il governo non sembra volersi dar carico di questo problema, ma prima o poi i nodi verranno al pettine.
Meglio sarebbe, all'indomani delle elezioni, esaurita la fase delle proclamazioni di carattere generale, dedicare un po’ di attenzione al modo di impostare e di eseguire il piano italiano. Volendo, c''è ancora il tempo per procedere in modo razionale. Perché non farlo?
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