È indispensabile che il governo indichi in settimana la data precisa della riapertura delle scuole. Questa data dovrebbe essere fissata per l’ultima settimana di agosto o al massimo martedì 1 settembre.
Con la pandemia, gli studenti di tutti i gradi scolastici hanno già perso troppi mesi di lavoro. Per quanto volenterosamente avviate, e a parte le differenze di copertura da zona a zona e la maggiore o minore capacità degli insegnanti di adattarsi a questa nuova esperienza, le lezioni a distanza non possono che essere solo un pallidissimo sostituto della presenza dei giovani nelle aule.
La perdita di conoscenze per tutta la popolazione scolastica è stata enorme e non deve pesare oltre su un Paese come il nostro che ha già notevoli problemi di qualità dell’educazione, come risulta da tutti gli studi dell’OCSE. Non si possono rendere permanenti i danni che di per sé la pandemia ha già provocato.
Vi è inoltre il grave problema sociale per le famiglie che hanno dovuto conciliare il lavoro dei genitori con la permanenza a casa dei figli. Se non si interviene con urgenza, questo problema diventerà ancora più grave, perché tutti i settori di attività sono ormai in funzione.
La priorità è rimandare i ragazzi a scuola al più presto. La Ministra della Pubblica Istruzione ha ascoltato nei giorni scorsi tutti i protagonisti del pianeta scuola, traendo da questa consultazione l’elenco delle questioni in gioco e delle linee guida con cui i problemi possono essere affrontati. Ma è interesse dell’intero governo, e quindi del presidente del Consiglio, che questo tema perda la sua caratterizzazione settoriale e venga messo al primo posto dell’ordine del giorno dell’esecutivo. Il presidente del Consiglio decida subito una data. Sarà anche un importante segnale per far capire ai nostri partners, che legittimamente si chiedono come intendiamo impiegare le risorse che arriveranno dall’Europa, le priorità che l’Italia intende darsi.
È naturale che una riapertura delle scuole porti con sé problemi di riorganizzazione per tener conto delle esigenze di sicurezza che l’epidemia, non ancora completamente debellata, può comportare. Ma è irrealistico pensare che per ovviare ad esigenze straordinarie si possa ricorrere a terapie ordinarie, affidandosi all’autonomia delle Regioni o addirittura dei presidi.
Quella della scuola è una questione di rilievo nazionale. Il governo nel suo complesso affidi ai propri organi periferici – e cioè i prefetti – il compito di coordinare gli interventi nelle situazioni che si dovessero rivelare problematiche, sia dal punto di vista organizzativo, sia dal punto di vista sanitario.
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