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Una vittoria di Pirro

Siamo rimasti un po’ sorpresi dall’interpretazione sostanzialmente univoca da parte di tutti i commentatori politici di quello che è avvenuto ieri a proposito delle vicende relative all’approvazione della nuova formulazione del Mes, su cui il Parlamento sarà chiamato a votare il prossimo 9 dicembre.

La lettura dominante è che sul fronte del centrodestra avrebbe vinto Salvini e perso Berlusconi. Salvini avrebbe riconquistato la leadership della coalizione ricompattando l’opposizione e imponendo, con parole anche lievemente minacciose, il voto contrario sul Mes. Il corollario è che Silvio Berlusconi abbia dovuto rinunciare a quel protagonismo politico delle ultime settimane e riconoscere che le carte le dà solo Salvini, con gran dispiacere dei suoi che avevano finalmente visto il loro capo rialzare la testa.

Sull’altro fronte, quello della maggioranza chiamata ad approvare l’appoggio italiano alla riforma negoziata nei giorni scorsi in sede europea dal ministro Gualtieri, gli osservatori sembrano concordare sul fatto che la tradizionale avversione dei Cinquestelle all’utilizzazione del Mes in materia sanitaria potrebbe malamente incrociarsi con la questione che il governo porterà all’approvazione del Parlamento. Fino al punto da poter determinare un incidente parlamentare pericoloso per le sorti dell’esecutivo. E dunque Conte ieri si sarebbe indebolito.

Il nostro giudizio politico su quello che è avvenuto ieri è totalmente diverso. Anzi è esattamente opposto. Di quello che è successo ieri, né Silvio Berlusconi né il presidente del Consiglio hanno di che preoccuparsi. In realtà essi hanno ambedue segnato un punto a loro favore.

Cominciamo da Berlusconi e dall’opposizione. Vi sarebbe stata, dunque, una virile riaffermazione di leadership da parte di Matteo Salvini. Se il 9 dicembre il governo cadesse, Salvini avrebbe vinto. Ma se il governo non cadrà, Salvini avrà dimostrato ancora una volta la sua impotenza. Avrà avuto per qualche giorno dei titoli di stampa, ma si troverà per l’ennesima volta a constatare che i suoi tentativi di abbattere a spallate il governo finiscono in un nulla di fatto. Per contro, Silvio Berlusconi avrà dimostrato che, al momento giusto, nella fattispecie quando sullo scostamento di bilancio era necessaria la maggioranza assoluta dei votanti, l’adozione da parte del centrodestra della linea da lui proposta aveva nuovamente ricollocato quella coalizione al centro del gioco politico.

Ma che succederà il 9 dicembre? Potrà cadere il governo travolto da un voto negativo sul Mes? Secondo noi è alquanto improbabile. Poiché le Camere, compreso il Senato dove i numeri sono più ballerini, non hanno alcun desiderio di essere sciolte è verosimile che fra ripensamenti, assenze e quant’altro, il 9 dicembre il Parlamento approverà la riforma del Mes. E la leadership di Salvini avrà subito un nuovo colpo. Berlusconi avrà di che sorridere. Ed anche la Meloni con lui.

Veniamo ora alla maggioranza. Secondo noi, checché ne scrivano stamane i giornali, anche il presidente del Consiglio non deve aver visto con preoccupazione un ricompattarsi dell’opposizione su una posizione di scontro frontale col governo. Conte sa che in un modo o nell’altro, e cioè anche se venisse a mancare qualche voto tra i Cinquestelle, la proposta Gualtieri è destinata a passare. Si ritroverà quindi, a capo di una maggioranza che non avrebbe allargato i propri confini e che avrebbe così conservato quella caratteristica che fa di lui, per ora, l’unico punto di equilibrio possibile tra i partiti che la compongono.

Queste considerazioni non implicano, ovviamente, che il governo sia divenuto strutturalmente più forte. Così come qualche giorno fa non lo ha implicato il voto bulgaro di approvazione dello scostamento di bilancio.

La qualità e il destino dell’azione del governo non dipenderanno dalle sorti del nuovo Mes. Sono subordinate al più profondo chiarimento politico che deve intervenire tra i partiti della maggioranza. La cartina di tornasole del chiarimento politico ormai coincide con la discussione (o meglio lo scontro) circa le strutture e le procedure con cui si intenderà affrontare la determinante questione di come utilizzare i fondi europei.

Da questo punto di vista, le tensioni di questi giorni non riguardano il tema del Mes, ma sono la spia di una ben diversa quadra che la maggioranza non riesce ancora a trovare. Ancora una volta diciamo al presidente del Consiglio che le nostre proposte, che verranno ripresentate nella loro interezza nei prossimi giorni, avevano non solo il merito di consentire una buona impostazione del programma, ma anche quello di mettere il governo al riparo dalla tempesta politica su chi decide a chi vanno i soldi del Next Generation Eu.

Ma ci sarà tempo di riparlare di tutto questo.

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